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Biografia

Il Teatro Rebis è un progetto artistico nato a Macerata nel 2003, diretto dal regista Andrea Fazzini e dall’attrice Meri Bracalente.

La poetica della compagnia è focalizzata su un linguaggio interiore, che guarda alla realtà da un punto di vista figurale, visionario, sbilanciato.

Vincitore dei premi: Claudio Gora di Roma, nel 2006, come miglior spettacolo con Il dolce miraggio di Ulisse; Rota in festival di Mercato San Severino (BN), nel 2007, come miglior spettacolo, miglior regia, migliore attrice protagonista, con Lucky e Pozzo; Fringe2Fringe di Napoli, nel 2009, con di una specie cattiva; finalista nel 2017 del Premio In-Box di Siena e vincitore nel 2019 del Premio come miglior drammaturgia al Festival Utovie di Macerata con Scarabocchi; Premio Internazionale ‘Inclusione3.0’, a cura di Unimc /Università degli Studi di Macerata nel 2021.

Ha rappresentato i suoi spettacoli in Italia e all’estero (Romania, Francia, Svizzera, Germania, Senegal) con partecipazioni ad importanti festival, tra i quali Sant’arcangelo dei teatri, Volterra teatro, Ars Amando, Nutrimenti Terrestri, Teatri di vetro, Orestiadi di Gibellina, Mirabilia Festival,  Kilowatt Festival, Napoli Fringe Festival.

Sin dal principio il Teatro Rebis si dedica anche ad attività di divulgazione culturale e artistica, attraverso l’organizzazione di festival pluriennali (Limen Festival; Ci si incontra così, per miracolo; Che razza di sogni; Defigura, Al riparo di un tetto di fortuna, Puro Teatro) e la conduzione di numerosi corsi e laboratori rivolti principalmente alle scuole e a situazioni di marginalità sociale.

Tra i progetti condotti in ambito formativo, si distinguono quello realizzato con il Gruppo Teatrale

Clorofilla di Jesi, associazione composta anche da persone con disabilità fisica e cognitiva, con il quale si arriva, attraverso un lavoro pluriennale, alla realizzazione dello spettacolo Ombra profonda siamo, ispirato all’Ubu re di Alfred Jarry, e la collaborazione con l’ong G.U.S. di Macerata, con cui, attraverso percorsi laboratoriali, realizza spettacoli e documentari con migranti richiedenti asilo politico (Strano, Si parte da una mancanza, Dwo Boye, P. – Papier Paper Papel).

Con il sostegno del Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci di Palermo, il Teatro Rebis sta sviluppando un percorso laboratoriale che unisce il metodo educativo non formale della maieutica reciproca alla pratica teatrale – Ciascuno cresce solo se sognato – ideando e realizzando progetti in scuole di ogni ordine e grado, con il coordinamento artistico e pedagogico di Meri Bracalente.

Dal 2006 al 2015 ha gestito autonomamente il Teatro di Villa Potenza (Macerata), organizzando rassegne di teatro indipendente (Giochi d’alma, dal 2011 Palpitare di nessi), e incontri, seminari e  laboratori teatrali condotti da alcuni tra i maggiori artisti della scena teatrale nazionale e  internazionale.

Dal 2007 il Teatro Rebis fa parte del LGSAS (Libero Gruppo di Studio di Arti Sceniche), diretto da Claudio Morganti.

Andrea Fazzini è presidente dal 2004 di FOR.MA.T.I. (Forum Marche Teatri Indipendenti), è stato co-direttore del festival  Non ho tempo e serve tempo dedicato, dal 2006 al 2008, rispettivamente ad Antonio Neiwiller, Demetrio Strato e Danilo Dolci, è attualmente Docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Macerata, portavoce e membro del comitato direttivo di C.A.M.. (Coordinamento degli artisti della scena marchigiana) e DAL 2020 responsabile per la drammaturgia e la regia dei progetti europei di danza e teatro inclusivi DANCE.IN e DAN. THE. NET., a cura dell’Associazione Ijshaamanka di Pergola.

Le ultime produzioni sono Nella Moltitudine, dalle poesie di Wislawa Szymborska, io non so cominciare_requiem per Danilo Dolci, Signorina Else, dall’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, Cosa vien dopo?, spettacolo per l’infanzia tratto dalle poesie illustrate di Toti Scialoja, Scarabocchi e Il Papà di Dio, tratti dai fumetti di Maicol & Mirco, Un chant d’amour, progetto che prende spunto dai cosiddetti ‘fatti di Macerata’, accaduti tra gennaio e febbraio 2018, filtrati attraverso la pièce I Negri di Jean Genet, Sotto il bosco di latte, opera sonora tratta dall’omonimo radiodramma di Dylan Thomas, Voce del verbo alveare, ispirato all’universo delle api.

Spettacolo

VOCE DEL VERBO ALVEARE 

piccolo dialogo fra la Natura e un’attrice curiosa

di e con Meri Bracalente

 

Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape,

un trifoglio e un’ape

e il sogno.

Il sogno può bastare

se le api sono poche.

(Emily Dickinson)

Le api sono un animale di tipo comunitario, una creatura di creature che, nella relazione di reciprocità coi fiori, svolge un ruolo fondamentale per il nostro ecosistema; eppure la sopravvivenza di questa specie è messa a rischio dalla irresponsabile e irrazionale condotta dell’uomo.

Cosa accadrebbe se le api arrivassero veramente ad estinguersi?

Questo spettacolo è una riscrittura in forma scenica del progetto teatrale condotto lo scorso anno dall’attrice Meri Bracalente, insieme all’apicoltrice Silvia Amicucci, con i bambini della scuola primaria di Urbisaglia (MC). Si tratta di un progetto di educazione non formale che afferisce ad un più ampio percorso di ricerca artistica condotto negli anni dall’autrice sulle sottili relazioni che intercorrono tra arte, educazione e infanzia. Il laboratorio esperienziale dedicato alla scoperta del regno delle api è stato occasione di esercizio di pensiero e pratica teatrale, da intendersi come variante sensibile della conoscenza, quell’invisibile tessuto connettivo fra tutte le cose, quel senso ulteriore che forse stiamo rischiando di estinguere proprio come il più prezioso degli esseri impollinatori.

A conclusione del progetto è stato presentato alla cittadinanza, in diverse repliche, uno spettacolo itinerante ideato sulla base delle suggestioni emerse dall’incontro col pensiero dei bambini, e sull’osservazione delle forme di riflessione a loro naturalmente più congeniali (fiaba, disegno, danza).

Ma se quasi tutti ormai sanno a quali catastrofiche conseguenze andremmo incontro perdendo le api,

come è possibile che queste siano tuttavia in pericolo?

Forse sapere non basta …

Dalla rielaborazione di questa esperienza con i bambini nasce ora una nuova versione scenica per un’attrice sola, la quale si fa carico di portare agli spettatori le riflessioni condivise con i bambini, ma soprattutto nel farlo sceglie di non trattare il pensiero infantile come “un adorabile ingenuo contributo alla giusta causa”, ma come vero elemento fondativo che, al pari di quello poetico, è capace di generare la visione artistica.

Lo spettacolo si rivolge all’infanzia presente del bambino e a quella remota dell’adulto, insieme.

Tratta di scienza e arte, insieme.

E’ divertente e commovente, insieme.

E’ semplice.

https://teatrorebis.wixsite.com/teatrorebis